Chiude il Bar Bell, nel 2007 ricevette la Gugia dòra di concorezzo.org

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Concorezzo. Una pagina di storia che si chiude. Dopo 160 anni di attività, si abbassano per sempre le saracinesche del Bar Bell di via Libertà. Nel 2007 concorezzo.org e Agp Cuncuress gli conferirono la Gugia dòra. Ecco l'articolo che venne pubblicato in quella occasione (nella foto Laura Minelli, oggi 86enne, con Walter Magni, oggi assessore al Territorio e alla Sicurezza).

A guardarla dietro al bancone non le daresti più di 70 anni. E invece Laura Minelli di primavere concorezzesi ne ha viste passare ben 82. Il bar che gestisce, che oggi si chiama Laura come lei ma che i concorezzesi amano ancora citare come Bar Bell, ha una storia ancora più lunga. Se si dovessero sommare anche i bianchini serviti da quando la capostipite Angela Cazzaniga aprì la prima osteria nella Curt dal lacc (poi con altri passaggi denominata Osteria dell’unione), si annegherebbe piacevolmente in un mare di vino. Quel piccolo baretto, con uno dei pergolati più affascinanti del paese, è una pagina di storia popolare. Prima la sciura Angela, poi Enrico Colombo e la moglie Pierina Meroni e dopo Laura Minelli con il marito Alessandro Colombo. Dal 1954 il bar apre puntualmente intorno alle 6 del mattino al civico 160 di via Libertà, ma ancora prima, almeno dal 1949, era collocato dall’altro lato della principale arteria cittadina, accanto all’Osteria del gallo. “Quand serum de là il locale l’era duperaa anca per i spusalisi – racconta Laura, aprendo il libro dei ricordi – Invece di qui quanti biceratt suta ‘l bersò…”. Già, perché era una sorta di rito: aperitivo da Laura, poi tutti a mangiare da Pierino. Ne ha vista passare di gente il Bar Bell, tanti concorezzesi e tanti furestè, soprattutto quelli che lavoravano alla Dogana. Sui muri foto storiche e un sorridente papa Giovanni. Ai tavolini ci stanno due clienti che, quella storia che si cerca di raccontare in poche righe, la potrebbero sviscerare con una infinità di aneddoti. Di quando nel Bar Bell si ascoltava Radio Londra, di quando ai tavoli sedevano i partigiani. E oggi a resistere c’è Laura, a volte supportata dalla figlia. Sveglia alle quattro del mattino, mestee, e poi su la “cler” intorno alle 6. E le luci al Bar Bell si spengono solo alle 20. Pensare di chiudere? “Mai, questa è la mia vita”, e sorride guardando i due clienti fermi ad ascoltare l’inaspettata intervista. Al bancone non possiamo resistere e ordiniamo un bianco spruzzato, un bianc faa ben. Non ha il sapore commerciale e stereotipato degli happy hour di oggi. Ha il sapore di Concorezzo. La porta del bar è aperta, in fondo c‘è il bersò. Chi non si è mai regalato anche pochi minuti a quei tavolini, magari passando mille volte davanti all’ingresso, si è perso qualcosa. Davvero.