Strage da eternit, a Concorezzo una "bomba" da oltre 100mila metri quadrati

amianto.jpgConcorezzo. In Italia per ora le morti certificate da amianto sono state 2300: numero purtroppo destinato a crescere di settimana in settimana. Nei giorni scorsi i riflettori si sono accesi sulla storica sentenza di Torino, con la condanna (che non sconteranno) dei due patron della Eternit e circa 95 milioni di euro di risarcimenti.

A Concorezzo non c'è da dormir tranquilli, visto che il mesotelioma pleurico, il tumore da amianto da cui è impossibile curarsi, è un nemico silente e terribile. E in paese, secondo i dati raccolti da Comune e Clac (Comitato liberazione amianto Concorezzo), di amianto ce n'è ancora troppo: 120.000 metri quadrati, qualcosa come 4000 metri cubi. Questo è "solo" l'amianto mappato, ma non è da escludere che in casolari di campagna e orti ce ne sia altro. Di quello mappato il 10% è stato smaltito, buona parte dovrebbe essere smaltito nei prossimi anni. Ma non c'è tempo da perdere.

Abbiamo chiesto al dottor Remo Egardi, che aveva collaborato con il Clac, una relazione. Eccola. Lo ringraziamo: la battaglia contro l'Eternit non ammette ritardi.

PROCESSO ETERNIT

Il processo “Eternit”, con 2300 morti e 600 malati a causa dell’ amianto, è considerato uno dei più grandi procedimenti nel campo dei reati ambientali che si sia mai celebrato in Italia e nel mondo.  Si è addebitato alla multinazionale di aver causato un disastro nei suoi stabilimenti e nei confronti della popolazione residente che,ancora oggi,continua a pagarne il prezzo con consapevole volontà dei suoi proprietari.       Purtroppo i problemi sanitari causati dall’amianto hanno valicato i confini degli storici stabilimenti di Casale Monferrato e Broni  arrivando fino dentro le nostre città.  Un tetto in cemento amianto degradato o peggio rimosso senza le procedure e le precauzioni previste dalla legge,può rilasciare nell’aria respirabile minuscole fibre del pericoloso minerale.  Queste particelle, se inalate,possono provocare forme tumorali particolarmente aggressive.  Il mesotelioma pleurico,forma tumorale causata dalle fibre di amianto respirate,non è dose dipendente ,anche una sola fibra è sufficiente per provocare la malattia, e si può manifestare anche a distanza di 20 o 30 anni, esponendo ad un maggior rischio i bambini e i giovani.

LA SITUAZIONE DI CONCOREZZO

La mappatura delle coperture in eternit, eseguita sulla maggior parte del territorio della Regione Lombardia, prevista dall’art.4 della L.R. del 29/09/2003,è stata eseguita con uno scanner  aviotrasportato che ha consentito di individuare con certezza le varie tipologie di copertura sulle abitazioni e sui tetti delle aziende nei singoli comuni. La situazione di Concorezzo è abbastanza critica; su un territorio di 8.423.235 m2 è stata riscontrata una  superficie planimetrica in amianto di 120.000 m2 pari a 4000 m3. Attualmente è stato rimosso solo circa il 10% dell’eternit monitorato presente sulle teste dei Concorezzesi.

COSA FARE

Il cittadino che deve rimuovere il suo tetto in eternit può contattare una azienda specializzata e certificata alla rimozione e allo smaltimento dei manufatti in amianto,chiedere sopralluogo, un preventivo e,dopo aver assolto le procedure burocratiche,effettuare la rimozione . Durante i lavori di rimozione è nedessario prestare attenzione ad alcuni passaggi importanti : le lastre,prima della rimozione devono essere “verniciate”,dalla ditta di rimozione, con un collante rosso o blu per  evitare la dispersione di fibre che diversamente potrebbero essere rilasciate nell’ambiente,l’eternit, una volta a terra, deve essere avvolto in teli e sigillato per essere trasportato in discariche autorizzate.     Un gruppo di cittadini si è consorziato due anni fa dando vita al Clac (comitato rimozione amianto). Lo scopo era quello di selezionare aziende che potessero offrire un servizio gratuito di consulenza,prezzi controllati,rimozione , smaltimento delle vecchie coperture e rifacimento delle nuovo secondo i migliori standard di sicurezza e qualità.  Oggi chi deve rimuovere l’amianto può autonomamente contattare una azienda di smaltimento che sia certificata e sicura o contattare chi si occupa di portare avanti “lo spirito” del Clac e chiedere informazioni ed assistenza.  Chi deve rimuovere l’amianto può chiedere anche un contributo comunale rivolgendosi all’Urp per le opportune pratiche.