L'addio a Enrico Canali nelle parole di un amico

enricocanali2.JPGConcorezzo. Domenica mattina, Santa Messa in Villa Zoia. Mia figlia più grande, al momento della comunione, mi chiede: “Come si fa ad andare in Paradiso?”. Mi accosto al Santissimo che ricevo dalle mani del ministro straordinario e mi viene in mente Enrico. L’associazione Enrico-Comunione-Paradiso, mi mette i brividi. Tanto che i miei occhi non riescono a contenere una velatura di lacrime. Penso all’intensità di alcuni momenti vissuti insieme. Poche parole, che ancora oggi -a distanza di anni- risuonano nel mio cuore. Al primo giorno da chierichetto, in prima elementare: “Siamo qui per servire la persona più importante del mondo”. Al mio matrimonio, lui e la moglie Enrica: “Vogliatevi bene tutta la vita, ma soprattutto vogliate bene insieme al Signore. E lui vi darà la forza di volervi bene, anche nelle difficoltà”. O al battesimo delle figlie: “La responsabilità più grande è quella di educare alla fede i vostri figli”. Con discrezione e semplicità, dedizione e fermezza. Una vita segnata dall’amore a Cristo che incontrava e testimoniava ad ogni persona. “Eredi si diventa in virtù della fede” scriveva San Paolo ai Romani. L’eredità di Enrico è il popolo di Cristo, la chiesa di Concorezzo che ha servito- nella liturgia e nella preghiera- fino all’ultimo respiro. Chiesa che ieri sera lo ha accompagnato commossa, nel rosario, alle porte del Paradiso. Il luogo che, come mi ha scritto suo nipote in un sms, ha ricercato ed ha vissuto per tutta la vita. Il luogo da cui adesso gusta, ancora più da vicino, della bontà e dell’amicizia di Dio: la vera eredità che Enrico lascia a tutti noi.                                                                                                                                                                                 Marco Valera

(foto Archiviodiconcorezzo.it)