foibe

barbabà_ezio.jpegConcorezzo. Lunedì 10 febbraio anche in paese verrà ricordata l'altra Shoah (termine ebraico che significa distruzione), ovvero la tragedia dell'esodo istriano-giuliano-dalmata e soprattutto i circa ventimila nostri italiani torturati, assassinati e gettati nelle foibe (le fenditure carsiche usate come discariche) dai partigiani comunisti di Tito alla fine della seconda guerra mondiale allo scopo di attuare una vera e propria pulizia etnica. Tra il maggio e il giugno del 1945 migliaia di italiani dell’Istria, di Fiume e della Dalmazia furono obbligati a lasciare la loro terra, molti altri furono uccisi dai partigiani di Tito, gettati nelle foibe o deportati nei campi sloveni e croati. Il premier italiano Alcide De Gasperi presentò agli Alleati «una lista di nomi di 2.500 deportati dalle truppe jugoslave nella Venezia Giulia» ed indicò «in almeno 7.500 il numero degli scomparsi». In realtà, il numero degli infoibati e dei massacrati nei lager di Tito fu ben superiore a quello temuto da De Gasperi. Le uccisioni di italiani - nel periodo tra il 1943 e il 1947 - furono almeno 20mila; gli esuli italiani costretti a lasciare le loro case almeno 250mila.

Lunedì sera, Giorno del ricordo, in sala di rappresentanza Agp Cuncuress, associazione Atena e associazione Lombardia comunica ricorderanno questa pagina di storia italiana con la proiezione di un breve documentario e con la testimonianza dell'esule concorezzese Ezio Barnabà. Proprio oggi le telecamere del TG3 sono state in città per raccogliere il drammatico racconto dell'aziano concittadino originario dell'Istria.

Concorezzo.org aveva già raccontato la sua storia: Foibe ed esodati, il racconto: \"Io, ragazzino, cacciato dall\'Istria\"

In occasione della Giornata della Memoria il C

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Cronaca

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10 febbraio: si ricorda l'altra Shoah

Concorezzo. Lunedì 10 febbraio anche in paese verrà ricordata l'altra Shoah (termine ebraico che significa distruzione), ovvero la tragedia dell'esodo istriano-giuliano-dalmata e soprattutto i circa ventimila nostri italiani torturati, assassinati e gettati nelle foibe (le fenditure carsiche usate come discariche) dai partigiani comunisti di Tito alla fine della seconda guerra mondiale allo scopo di attuare una vera e propria pulizia etnica. Tr

barnabà.jpgConcorezzo. Oggi, 10 febbraio, è il Giorno del Ricordo, istituito per legge nel 2004 per ricordare l'orrore delle foibe e il dramma dell'esodo istriano-giuliano-dalmata. Ezio Barnabà, 84 anni, residente in città, quella tragedia l'ha vissuta in persona e l'ha raccontata. Già nel 2015 Concorezzo.org aveva messo nero su bianco i suoi ricordi. Una testimonianza scomoda, visto che moltissime scuole e la maggior parte delle istituzioni hanno sempre voluto minimizzare lo sterminio attuato dai partigiani comunisti di Tito a guerra ormai finita. Era il 1945 e gli uomini del generale jugoslavo occuparono, tra le altre, Pola, Gorizia e Trieste. Un numero variabile tra 200.000 e 350.000 italiani furono costretti a lasciare le proprie abitazioni. Un numero imprecisato di persone (comunque alcune migliaia) venne ucciso barbaramente e gettato nelle foibe, parole che nella lingua locale significa fossa. Barnabà ha scritto anche un libro e, un paio di anni fa, ha portato la sua testimonianza nell'Aula del Consiglio regionale della Lombardia.

"Dopo il mio invito in Consiglio regionale, quando torno al mio paese, qualcuno mi guarda male - ci dice oggi Ezio Barnabà, che lamenta ancora la carenza di eventi celebrativi - La mia testimonianza dà fastidio perché alcune associazioni vorrebbero raccontare la storia a modo loro. Io l'ho vissuta in prima persona, io ho visto come venivano mutilate le persone prima di essere gettate nelle foibe. Si volevano cancellare gli italiani da quei territori, è inaccettabile che qualcuno voglia trovare giustificazioni o interpretazioni dei fatti".

L'esodo di Barnabà iniziò a 17 anni nel 1951. Qui ci racconta la sua storia: leggi

 

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Cronaca

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Ezio Barnabà: "La mia testimonianza sulle foibe dà fastidio"

Concorezzo. Oggi, 10 febbraio, è il Giorno del Ricordo, istituito per legge nel 2004 per ricordare l'orrore delle foibe e il dramma dell'esodo istriano-giuliano-dalmata. Ezio Barnabà, 84 anni, residente in città, quella tragedia l'ha vissuta in persona e l'ha raccontata. Già nel 2015 Concorezzo.org aveva messo nero su bianco i suoi ricordi. Una testimonianza scomoda, visto che moltissime scuole e la maggior parte delle

barnabà.jpg Concorezzo. Verteneglio d'Istria (in croato Brtonigla, in veneto Vertenejo) è un Comune di 1.607 abitanti della Croazia situato nella parte settentrionale dell'Istria, vicino al fiume Quieto, costruito su un antico castelliere preistorico. Lì, il 4 settembre 1934, nasceva Ezio Barnabà e lì, l'imprenditore che oggi vive in paese in via Monte San Michele, ha vissuto il dramma dell'esodo delle popolazioni istriano-giuliano-dalmate, culminato con l'orrore delle foibe che, ogni anno, il 10 febbraio, trova un momento di riflessione e preghiera nel Giorno del ricordo.

Ottant'anni portati con ferrea energia, Barnabà ha scelto concorezzo.org per raccontare la sua storia e tenere viva la memoria di una pagina di storia troppo spesso dimenticata, sottaciuta alle giovani generazioni e quasi cancellata dai libri di storia.

Orfano di padre dall'età di un anno e due mesi, Ezio viene cresciuto dalla madre insieme ai tre fratelli Aldo, Concetta e Maria, grazie anche al sostegno dello zio Domenico. Quando ancora frequentava le scuole elementari, scoppiò la Seconda Guerra Mondiale: uomini e giovani vennero chiamati alle armi, e i bambini come lui furono costretti a sobbarcarsi il duro lavoro dei campi. "La guerra ha portato orrori e violenze quotidiane - ricorda con lucido orgoglio Barnabà - ma la parte peggiore paradossalmente l'abbiamo vissuta al termine del conflitto. I partigiani comunisti di Tito, che occupavano le terre che poi vennero annesse alla Jugoslavia, hanno dato via alla tristemente nota pulizia etnica. Violenze, espropri ed espliciti inviti a lasciare le nostre abitazioni erano all'ordine del giorno. Per questo mia madre, alla fine, si decise a mandarmi a Trieste, nel Villaggio del fanciullo nel quartiere Opicina". Anche per lui era arrivato il momento dell'esodo forzato. Era il 20 agosto 1951: con il diploma di quinta elementare in tasca, il 17enne Barnabà cercava di costruirsi un futuro.

"Noi non avevano nessuna idea politica - tiene a precisare - il nostro motto è sempre stato "Idee quante ne volete, ma vincoli con nessuno". Ma questo poco interessava agli uomini di Tito. A Verteneglio si parlavano italiano e veneto, e questo per gli occupanti jugoslavi era intollerabile. Ricordo come fosse ieri il rumore di quel "cla, cla, cla" della Mercedes nera con a bordo due o tre uomini dell'Ozna, la polizia di Tito, che veniva a portare terrore e morte in paese. Ricordo l'orrore stampato in faccia a mia sorella Concetta quando un giorno tornò a casa riferendo del pestaggio (a bastonate) del titolare dell'impresa dove lavorava come sarta: gli avevano spaccato ossa e costole". Anche il nonno della moglie di Barnabà, Clemente Piazza, fu costretto a lasciare il paese e trovò rifugio presso la famiglia Illy, lavorando come giardiniere: "Non era persona gradita al regime", ci spiega.

"Tutto questo avveniva in periodo di pace - sottolinea ancora incredulo Barnabà - Ma si è voluto tacere, dimenticare in fretta. I morti delle foibe sono sempre stati morti di serie B: questo è inaccettabile. Per questo il Giorno del ricordo va celebrato: bisogna sapere, conoscere e non dimenticare". Proprio peril tentativo di cancellare questa orribile pagina di storia, le cifre della tragedia non sono mai state chiare: gli storici concordano nel certificare che le vittime uccise nelle foibe furono "diverse migliaia", mentre per gli esuli si parla di un minimo di 200.000 persone fino ad arrivare a 350.000.

Barnabà, che sognava un futuro da meccanico, ha imparato a fare il tornitore. Da lì si spostò in Lombardia, a Seriate (BG), nelle case dei profughi istriani. Quindi il lavoro alla Ercole Marelli a Sesto e l'acquisto di una casa a Milano insieme alla moglie. A Monza Barnabà, che viveva a San Rocco, divenne rappresentante di abbigliamento e corsetteria, fino al grande salto: l'apertura di una azienda di confezioni nell'area dogana di Concorezzo, con due capannoni e diversi dipendenti. 

Barnabà ha letto con attenzione il messaggio del sindaco Riccardo Borgonovo agli studenti, un messaggio che ha voluto unire l’orrore della Shoah a quello delle foibe. “L’ho apprezzato e lo ringrazio, non esistono e non devono esistere morti di "serie b" o dimenticati”.

LEGGI ANCHE: Ezio Barnabà: "La mia testimonianza sulle foibe dà fastidio"

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Cultura

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Foibe ed esodati, il racconto: "Io, ragazzino, cacciato dall'Istria"

 Concorezzo. Verteneglio d'Istria (in croato Brtonigla, in veneto Vertenejo) è un Comune di 1.607 abitanti della Croazia situato nella parte settentrionale dell'Istria, vicino al fiume Quieto, costruito su un antico castelliere preistorico. Lì, il 4 settembre 1934, nasceva Ezio Barnabà e lì, l'imprenditore che oggi vive in paese in via Monte San Michele, ha vissuto il dramma dell'esodo delle popolazioni istriano-g

Usmate Velate. Due giorni per non dimenticare. L'associazione Atena e l'Associazione nazionale Venezia Giulia e Dalmazia, con il patrocinio del Comune, celebrano con la dovuta attenzione il Giorno del Ricordo, evento istituzionale istituito per tenere viva la memoria del dramma dell'esodo istriano giuliano dalmata e delle migliaia di italiani massacrati dai partigiani comunisti di Tito e gettati nelle foibe.

Il 9 e il 10 febbraio la sala "Lea Garofalo" di Villa Borgia, in via Roma 7 (ingresso libero), è in programma una mostra a pannelli sul dramma dell'esodo. Per l'occasione saranno presenti testimoni e sarà proiettato un documentario.

Info

I massacri delle foibe sono stati degli eccidi ai danni della popolazione italiana della Venezia Giulia e della Dalmazia, avvenuti durante la seconda guerra mondiale e nell'immediato secondo dopoguerra (1943-1945), da parte dei partigiani jugoslavi e dell'OZNA. Il nome deriva dai grandi inghiottitoi carsici dove furono gettati molti dei corpi delle vittime, che nella Venezia Giulia sono chiamati "foibe".

Al massacro delle foibe seguì l'esodo giuliano dalmata, ovvero l'emigrazione forzata della maggioranza dei cittadini di etnia e di lingua italiana dalla Venezia Giulia e dalla Dalmazia, territori del Regno d'Italia prima occupati dall'Esercito Popolare di Liberazione della Jugoslavia del maresciallo Josip Broz Tito e successivamente annessi dalla Jugoslavia. Si stima che i giuliani, i fiumani e i dalmati italiani che emigrarono dalle loro terre di origine ammontino a un numero compreso tra le 250.000 e le 350.000 persone.

Sul dramma delle foibe leggi anche

Ezio Barnabà: \"La mia testimonianza sulle foibe dà fastidio\"

Foibe ed esodati, il racconto: \"Io, ragazzino, cacciato dall\'Istria\"

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Dalla Brianza

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Foibe ed esodo, Usmate Velate non dimentica

Usmate Velate. Due giorni per non dimenticare. L'associazione Atena e l'Associazione nazionale Venezia Giulia e Dalmazia, con il patrocinio del Comune, celebrano con la dovuta attenzione il Giorno del Ricordo, evento istituzionale istituito per tenere viva la memoria del dramma dell'esodo istriano giuliano dalmata e delle migliaia di italiani massacrati dai partigiani comunisti di Tito e gettati nelle foibe. Il 9 e il 10 febbraio la sala "Lea Ga

foibe1.jpgConcorezzo. Non sono bastate le sedie della sala di rappresentanza del Comune per ospitare tutte le persone che, lunedì sera, hanno preso parte all'evento commemorativo in occasione del Giorno del Ricordo. Tanta voglia di sapere, tanta voglia di non dimenticare le decine di migliaia di italiani trucidati e gettati nelle foibe dai partigiani comunisti di Tito. Tanta voglia di ascoltare le testimonianze dirette delle centinaia di migliaia di esuli che, a guerra finita, dovettero lasciare affetti e case per non subire le violenze delle milizie jugoslave. Tra questi esuli anche l'85enne concorezzese Ezio Barnabà, fuggito a 17 anni dalla sua Verteneglio, che oggi non è più Italia ma una cittadina croata chiamata Brtonigla. Barnabà ha raccolto l'invito delle associazioni Agp Cuncuress, Atena e Lombardia comunica che hanno commemorato il Giorno del ricordo con il patrocinio del Comune. Tra i relatori il deputato Massimiliano Capitanio e il consigliere Fabio Ghezzi, rappresentante di Atena. Nel corso della serata sono stati proiettati due filmati storici con le drammatiche immagini delle foibe e del conseguente esodo istriano-giuliano-dalmata e con alcune testimonianze dirette.

Nel suo discorso introduttivo, il deputato Capitanio ha fatto un lungo riferimento al discorso del presidente Mattarella che non ha esitato a parlare di pulizia etnica e a condannare fermamente il furore delle ideologie, da quella nazifascista a quella comunista, coraggiosamente e giustamente messe sullo stesso piano.

Ecco il discorso dell'onorevole Capitanio

oggi, 10 febbraio, ricorre il giorno del ricordo

In quel giorno, nel 1947, furono firmati i trattati di pace di Parigi, che assegnavano alla Jugoslavia l'Istria, il Quarnaro, la città di Zara con la sua provincia e la maggior parte della Venezia Giulia, in precedenza facenti parte dell'Italia.

La legge 30 marzo 2004 n. 92, vuole «conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell'esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale».

Questa sera fermiamo la frenesia e la superficialità del quotidiano per parlare di pace, di speranza, per ricordare che con l’articolo 11 della Costituzione l'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali, per non dimenticare i livelli di orrore a cui può arrivare l’uomo in quel filo rosso che, in queste settimane, ha idealmente unito il Giorno della memoria, il giorno del sacrificio alpino e, oggi, il giorno del ricordo.

Usando le parole del Presidente della Repubblica Mattarella, "Il giorno del Ricordo, contribuisce a farci rivivere una pagina tragica della nostra storia recente, per molti anni ignorata, rimossa o addirittura negata: le terribili sofferenze che gli italiani d’Istria, Dalmazia e Venezia Giulia furono costretti a subire sotto l’occupazione dei comunisti jugoslavi. Queste terre, con i loro abitanti, alla fine della Seconda Guerra Mondiale, conobbero la triste e dura sorte di passare, senza interruzioni, dalla dittatura del nazifascismo a quella del comunismo. Quest’ultima scatenò, in quelle regioni di confine, una persecuzione contro gli italiani, mascherata talvolta da rappresaglia per le angherie fasciste, ma che si risolse in vera e propria pulizia etnica, che colpì in modo feroce e generalizzato una popolazione inerme e incolpevole. La persecuzione, gli eccidi efferati di massa – culminati, ma non esauriti, nella cupa tragedia delle Foibe - l’esodo forzato degli italiani dell’Istria della Venezia Giulia e della Dalmazia fanno parte a pieno titolo della storia del nostro Paese e dell’Europa. Si trattò di una sciagura nazionale alla quale i contemporanei non attribuirono – per superficialità o per calcolo – il dovuto rilievo. Questa penosa circostanza pesò ancor più sulle spalle dei profughi che conobbero nella loro Madrepatria, accanto a grandi solidarietà, anche comportamenti non isolati di incomprensione, indifferenza e persino di odiosa ostilità. Si deve soprattutto alla lotta strenua degli esuli e dei loro discendenti se oggi, sia pure con #lentezza e #fatica, il triste capitolo delle Foibe e dell’esodo è uscito dal cono d’ombra ed è entrato a far parte della storia nazionale, accettata e condivisa. Conquistando, doverosamente, la dignità della memoria.

Esistono ancora piccole sacche di deprecabile negazionismo militante. Ma oggi il vero avversario da battere, più forte e più insidioso, è quello dell’indifferenza, del disinteresse, della noncuranza, che si nutrono spesso della mancata conoscenza della storia e dei suoi eventi. Questi ci insegnano che l’odio la vendetta, la discriminazione, a qualunque titolo esercitati, germinano solo altro odio e violenza.

Il discorso di Mattarella si conclude con un monito quanto mai condivisibile

Alle vittime di quella persecuzione, ai profughi, ai loro discendenti, rivolgo un pensiero commosso e partecipe. La loro angoscia e le loro sofferenze non dovranno essere mai dimenticate. Esse restano un monito perenne contro le #ideologie e i #regimi totalitari che, in nome della superiorità dello Stato, del partito o di un presunto e malinteso ideale, opprimono i cittadini, schiacciano le minoranze e negano i diritti fondamentali della persona. E ci rafforzano nei nostri propositi di difendere e rafforzare gli istituti della democrazia e di promuovere la pace e la collaborazione internazionale, che si fondano sul dialogo tra gli Stati e l’amicizia tra i popoli».

Queste le parole del presidente Mattarella

Nelle foibe è stata sepolta l’umanità e sarebbe folle oggi, come fanno alcuni, cercare giustificazioni, spiegazioni, contestualizzazioni. Nelle foibe finirono uomini, donne, bambini, madri, padri, nonne, nonni, militari, fascisti, antifascisti, sacerdoti, laici. Purtroppo nelle foibe, come nei campi di concentramento, l’umanità muore ogni giorno, anche oggi:

l’umanità muore ogni giorno muore quando un sindaco nega l’intitolazione di una strada a Norma Cossetto, simbolo di questa barbarie, medaglia d’oro al valor civile grazie al Presidente della Repubblica Ciampi e di cui purtroppo sentiremo parlare nel documentario che proietteremo tra poco

l’umanità muore ogni giorno quando compare una scritta antisemita su un muro o addirittura davanti alla porta di casa

l’umanità muore ogni giorno quando un giovane viene aggredito e picchiato per il colore della pelle, come accaduto due giorni fa a un ventenne senegalese a Palermo

ma l’umanità muore ogni giorno anche sui social media con atti di bullismo mascherati da finto buonismo, da cinico calcolo di parte, atti di bullismo e negazionismo di chi per anni ha tenuto nascoste queste pagine di storia e oggi, invece vorrebbe arrogarsi il diritto di parlare a nome di tutti, di dare quella che sarebbe la “vera” versione dei fatti.

Questa serata nasce, per tornare alle parole di Mattarella, per ricordare una sciagura nazionale alla quale i contemporanei non attribuirono – per superficialità o per calcolo – il dovuto rilievo.

Lo dobbiamo alle vittime e a chi, come il nostro concittadino Ezio Barnabà, porta nel cuore e negli occhi troppi anni di silenzi, revisionismi, negazionismi.

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Non per dividere, non per giudicare, ma a uno solo scopo: la speranza che questi orrori non si ripetano mai più

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Cultura

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Foibe, c'è tanta voglia di sapere e non dimenticare

Concorezzo. Non sono bastate le sedie della sala di rappresentanza del Comune per ospitare tutte le persone che, lunedì sera, hanno preso parte all'evento commemorativo in occasione del Giorno del Ricordo. Tanta voglia di sapere, tanta voglia di non dimenticare le decine di migliaia di italiani trucidati e gettati nelle foibe dai partigiani comunisti di Tito. Tanta voglia di ascoltare le testimonianze dirette delle centinaia di migliaia di esuli

foibe_bassovizza.jpgConcorezzo. Una ferita ancora aperta, una pagina di storia ancora troppo spesso tenuta sotto silenzio. Il 10 febbraio si celebra il Giorno del Ricordo proprio per tenere accesa la luce su un'altra pagina orribile legata alla Seconda Guerra mondiale, quella dell'esodo giuliano-dalmata dall'Istria e dalla Dalmazia e dell'orrore delle foibe. Intere popolazioni costrette a lasciare le proprie terre per ordine delle milizie comuniste di Tito e un numero di morti, tra il 1943 e il 1945, che gli storici non sono mai stati concordi nel definire tra 5000 e 16000.

In occasione del Giorno del Ricordo 2016 Marisa Brugna, esule istriana ed autrice del libro "Memoria Negata - Crescere in un Centro Raccolta Profughi per Esuli Giuliani” mercoledì 10 febbraio 2016, alle 21, terrà una conferenza presso la biblioteca comunale di Concorezzo di via De Capitani 23.

Lo scorso anno Concorezzo.org raccolse il racconto di Ezio Barnabà, strappato alla sua terra e poi approdato a Concorezzo. Ecco la sua storia: Foibe ed esodati, il racconto: "Io, ragazzino, cacciato dall'Istria"

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Eventi

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Giorno del Ricordo, il racconto degli esuli

Concorezzo. Una ferita ancora aperta, una pagina di storia ancora troppo spesso tenuta sotto silenzio. Il 10 febbraio si celebra il Giorno del Ricordo proprio per tenere accesa la luce su un'altra pagina orribile legata alla Seconda Guerra mondiale, quella dell'esodo giuliano-dalmata dall'Istria e dalla Dalmazia e dell'orrore delle foibe. Intere popolazioni costrette a lasciare le proprie terre per ordine delle milizie comuniste di Tito e un nume

cristicchi.jpgConcorezzo. Oltre 71 milioni di morti. Tra militari e vittime civili. Un calcolo forse al ribasso quello che racconta la tragedia della Seconda guerra mondiale, la sua barbarie, il suo odio infinito, la sua follia. Le sue radici difficili ancora oggi da estirpare. Questa sera, mercoledì, al Cineteatro San Luigi, con "Mio nonno è morto in guerra" il cantante-attore-regista Simone Cristicchi darà voce a tutti: storie partigiane, storie dell'inimmagibile orrore nazi-fascista, storie di bombardamenti sui civili, storie di folli pensieri colonialistici, storie di lager, storie di foibe. Storie per lo più vere, già narrate nell'omonimo libro, che nutrono un racconto di estrema delicatezza e obiettività. Una scelta, soprattutto quella di narrare anche le vittime infoibate dai partigiani comunisti di Tito e il drammatico esodo giuliano-dalmata-istriano, che hanno riservato a Cristicchi non poche contestazioni e vergognose censure. In quest'opera il messaggio è chiaro: il seme dell'odio va estirpato con coraggio, senza se e senza ma. Non ci sono morti di serie a e di serie b. E le parole di Cristicchi non lasciano spazio a interpretazioni.

Mio nonno muore ogni volta che un crimine resta impunito,
ogni volta che un massacro di innocenti viene rimosso,
ogni volta che qualcuno senza vergogna sputa sulla nostra Costituzione,
Ogni volta che un bambino viene mutilato da una mina che non sia di matita.
Ogni volta che il silenzio discende sulle masse che non sanno.
Mio nonno muore ancora di più in questi tempi di finta pace.

Ulteriori informazioni: http://www.cineteatrosanluigi.it/mio-nonno-e-morto-in-guerra/ 

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Cultura

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Mio nonno è morto in guerra, Cristicchi fa parlare le vittime. Tutte

Concorezzo. Oltre 71 milioni di morti. Tra militari e vittime civili. Un calcolo forse al ribasso quello che racconta la tragedia della Seconda guerra mondiale, la sua barbarie, il suo odio infinito, la sua follia. Le sue radici difficili ancora oggi da estirpare. Questa sera, mercoledì, al Cineteatro San Luigi, con "Mio nonno è morto in guerra" il cantante-attore-regista Simone Cristicchi darà voce a tutti: storie partigiane, storie dell'inim

giornate2015.JPGConcorezzo. Una lettera per dire che la storia ci parla. Una lettera per dire che l'orrore non si dimentica. Una lettera per creare un futuro migliore ricucendo gli strappi del passato. Ha scelto la strada migliore, quella del dialogo aperto con i giovani, il sindacoRiccardo Borgonovo per celebrare, senza inutili retoriche, le date del27 gennaio e del10 febbraio che rendono giustamente infinita l'eco delle immani tragedie dei campi di concentramento nazisti e delle foibe dei partigiani comunisti di Tito. 

La lettera del primo cittadino è tutt'altro che un colpo di spugna buonista. E' un invito all'analisi, alla riflessione, alla conoscenza, alla deposizione di slogan e ideologie in nome dello studio, della lettura, della comprensione. Leggere per sapere, leggere per capire, legge per essere consapevoli senza il bisogno di essere indottrinati.

Una bella iniziativa che apre direttamente le porte della bella biblioteca di via De Capitani dove sarà presente un'ampia scelta bibliografica. Per non dimenticare

LA LETTERA

borgonovo_riccardo.jpgCare alunne e cari alunni,

Quest’anno, in occasione delle celebrazioni della Giornata della Memoria, il 27 gennaio, e del Giorno delle Foibe, il 10 febbraio, ho pensato di scrivervi questa lettera, immaginando di parlare direttamente con ciascuno di voi perché credo sia importante condividere qualche riflessione su quegli eventi così gravi della storia del nostro Paese e dell’Europa e sul significato di ricordarli solennemente.

Il 27 gennaio di 70 anni fa, le truppe sovietiche dell’Armata Rossa varcarono i cancelli del campo di concentramento di Auschwitz, in Polonia, liberando i pochi superstiti. Attraverso quei soldati fu il mondo, incredulo e inorridito, a spalancare gli occhi sull’atroce realtà dello sterminio nazista del popolo ebraico, perpetrato e attuato con metodo e con crudeltà disumana. Questa data in tutto il mondo ebraico celebra appunto il ricordo  dell’olocausto ebraico. Il 10 febbraio è la data scelta dallo Stato Italiano per ricordare la tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra della complessa vicenda del confine orientale.

Perché ricordare tutto ciò? Perché conservare memoria di due storie così diverse e però simili per la violenza, l’ingiustizia, l’intolleranza che ne sono state cause e sostanza? Perché valga da monito, perché tutto questo non ritorni mai più. Perché noi tutti, e voi giovani per primi, dobbiamo tenere alta la guardia contro ogni germe di sopruso e sopraffazione, esercitare ogni giorno senso di giustizia e libertà, denunciare le sopraffazioni e combatterle con ogni mezzo. Non dovete rinunciare mai a pensare con la vostra testa, anche quando può apparire più semplice o più comodo reprimere la propria coscienza e accodarsi con vigliaccheria al richiamo di prepotenti e fanatici.

Per avere memoria bisogna però conoscere, e per conoscere bisogna leggere, vedere, raccogliere testimonianze, informarsi, ascoltare il passato per poter guardare con lucidità e consapevolezza il presente.

Immagino che nelle vostre aule queste ricorrenze rappresentino appunto momenti di conoscenza del passato e di riflessione che i vostri insegnanti vi aiutano a costruire e a sviluppare.

Ecco, il mio invito è a proseguire sulla strada di questa conoscenza, a soffermarvi su queste ricorrenze con profondità e con curiosità, a condividere anche con le vostre famiglie un’esperienza di ricordo e di riflessione rivolta anche al presente, purtroppo funestato nel mondo e anche in Europa dalla violenza e dal ritorno di terribili fantasmi che paiono non essere ancora sconfitti.

Concludo dunque ringraziandovi per l’attenzione e ricordandovi che, come ogni anno in occasione di queste giornate, presso la biblioteca comunale di via De Capitani potrete trovare un’ampia bibliografia sull’Olocausto e sul dramma delle Foibe alla quale attingere per coltivare la memoria di questo nostro passato doloroso e mai sufficientemente ripensato.

Il sindaco

 

Riccardo Borgonovo

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Shoah e foibe insieme, il sindaco mette fine alle ideologie sui morti

Concorezzo. Una lettera per dire che la storia ci parla. Una lettera per dire che l'orrore non si dimentica. Una lettera per creare un futuro migliore ricucendo gli strappi del passato. Ha scelto la strada migliore, quella del dialogo aperto con i giovani, il sindaco Riccardo Borgonovo per celebrare, senza inutili retoriche, le date del 27 gennaio e del 10 febbraio che rendono giustamente infinita l'eco delle immani tragedie dei campi di concentr