Monza ricordi Pantani: il Giro nel nome del Pirata

pantani2.jpgMonza. “Intitolare una via, una piazza o una pista ciclabile di Monza al campione sportivo Marco Pantani”, è questa la proposta di Cesare Gariboldi, candidato leghista al Consiglio Comunale, in occasione del 100° giro d’Italia la cui ultima tappa partirà proprio dal capoluogo della Brianza.  “Le sue imprese ci hanno appassionato e commosso. I suoi scatti in salita resteranno per sempre nella storia del ciclismo e nella memoria di tutti i tifosi”.

Al Pirata sono già state dedicate vie, come a Forlì, o monumenti commemorativi come a Cesenatico o la stele sul Col de Galibier. Dal 2004 inoltre il Giro d’Italia assegna ad una salita il titolo di “Montagna Pantani”.

“L’intitolazione di una piazza o di una via di Monza al campione romagnolo – prosegue Gariboldi –  rappresenterebbe un degno tributo al suo coraggio e alla sua grande popolarità. Pochi ciclisti ci hanno saputo incantare ed emozionare come il Pirata.” A sostegno della proposta, l’esponente del Carroccio ha iniziato una raccolta firme che proseguirà nelle prossime settimane.

CHI ERA

Alla nascita il suo peso era di 3,75 kg, racconta la biografia ufficiale

Nella casa in via Saffi a Cesenatico, di proprietà dei nonni Sotero e Delia (dove i Pantani rimasero fino al 1978), ad aspettare mamma Tonina ed il pargoletto, vi erano papà Paolo, la sorellina Manola (di 15 mesi) e naturalmente i nonni.

 L’infanzia di Marco si consumò all’insegna della curiosità. Voleva sapere, sognava, ed aveva già definiti i contorni delle passioni. Imparò ad intingere la sua vivacità negli interessi più vari, spesso in alternativa alla scuola, dove non eccelleva, proprio perché non dedicava a libri e quaderni il meglio di se stesso. La pesca di nonno Sotero e la caccia di papà Paolo, finirono così per formare una fetta consistente del suo mondo. Anche il calcio divenne un epigone, cominciò a praticarlo, ma capì ben presto che non era lo sport adatto a lui. Un giorno, osservando i coetanei del G.C. Fausto Coppi di Cesenatico, che si ritrovavano per gli allenamenti nel piazzale antistante l’appartamento che i Pantani avevano acquistato in via dei Mille, al vispo Marco venne la folgorazione: usare sportivamente quel mezzo, fino ad allora solo un tema di gioco. Si unì una prima volta a quei ragazzini, usando la bici da donna, vecchia e pesante, che mamma Tonina utilizzava per andare al lavoro. La sua risposta, pur nelle differenze di strumento e d’abitudine, fu ottima: non fu staccato, ed in salita finì per stare davanti. Aveva 11 anni. (continua)