Bancarotta fraudolenta, in manette tre imprenditori e un commercialista

finanza_monza.jpgMonza. I militari del Gruppo della Guardia di Finanza di Monza hanno martedì hanno arresato , su ordine del Giudice per le Indagini Preliminari di Monza, tre imprenditori e un noto commercialista brianzolo. Per un quarto imprenditore e un altro commercialista sono stati presi provvedimenti interdittivi. I due commercialisti, padre e figlio, sono collaboratori del Tribunale di Monza con incarichi di curatori fallimentari in numerose procedure concorsuali e custodi di beni pignorati. 

LE INDAGINI. In seguito al fallimento di una società di Monza operante nel settore dell’installazione di impianti elettrici, il curatore fallimentare aveva notato alcune anomalie nella gestione dell’impresa relativa al periodo immediatamente precedente al fallimento, dichiarato a gennaio del 2016. In particolare,avevano destato sospetti alcuni pagamenti “preferenziali” (per un importo complessivo di 100.000 euro) nei confronti di soci e professionisti nonché la costituzione di una nuova società, con il medesimo oggetto sociale dell’impresa fallita, nella cui compagine sociale figurava, quale socio di maggioranza, un noto commercialista brianzolo. La Procura della Repubblica di Monza ha quindi affidato le indagini al Gruppo della Guardia di Finanza, che ha approfondito la situazione amministrativa, contabile e societaria della fallita, orientando, in particolare, l’attività investigativa – svolta anche mediante intercettazioni telefoniche ed ambientali – nella ricostruzione delle condotte illecite e dei relativi responsabili. 

Le Fiamme Gialle hanno così accertato l’avvenuta distrazione di due rami d’azienda della fallita a beneficio della nuova società – appositamente costituita per “svuotare” il soggetto in crisi – in assenza di qualsiasi contratto e/o corrispettivo. I tre imprenditori hanno ricevuto il contributo determinante di due commercialisti brianzoli, i quali hanno fornito, da un lato, ausilio tecnico per sottrarre alla società fallita i rami d’azienda e, dall’altro, la disponibilità nell’occultare la reale titolarità dell’impresa neo-costituita – riconducibile ai predetti tre imprenditori – mediante l’intestazione fiduciaria del 95% delle quote di quest’ultima. 

Il commercialista più giovane operava in evidente conflitto di interessi poiché seguiva come clienti dello studio del padre i tre imprenditori nonostante fosse anche custode giudiziario, nominato dal Tribunale di Monza, di un immobile pignorato alla società fallita. Proprio in tale veste risulta, inoltre, indagato per il reato di abuso di ufficio per aver omesso di esigere canoni di locazione dall’occupante del citato immobile, procurando in tal modo un ingiusto vantaggio (pari a circa 300.000 euro) alla società poi fallita che, in forza del contratto di locazione, continuava ad incassare i relativi canoni.

IL FURTO DELL'ULIVO SECOLARE. Nel corso delle indagini, i Finanzieri hanno poi accertato un singolare episodio distrattivo commesso sempre dai medesimi imprenditori (padre e due figli) nell’ambito di un’altra procedura fallimentare, consistito nell’espiantare dal giardino di pertinenza di un immobile di proprietà della società fallita alcuni alberi di pregio (1 ulivo secolare e 2 pini), da vendere a terzi interessati, in tal modo sottraendoli alla massa fallimentare.

Al termine delle indagini il Gip ha firmato un’ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari nei confronti dei 3 soci della società fallita e del più giovane dei 2 commercialisti, nonché di divieto temporaneo di ricoprire uffici direttivi delle persone giuridiche (per la durata di 6 mesi) nei confronti dell’amministratore della società neo-costituita e di divieto temporaneo di esercitare la professione di commercialista (per la durata di 6 mesi) nei confronti dell’altro professionista.