Epatite A a scuola, decine di bambini sotto vaccinazione

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Concorezzo. Un bambino delle scuole elementari di via Ozanam è stato ricoverato in ospedale per un caso di epatite A. E in questi giorni decine di suoi compagni di classe e di scuola si stanno sottoponendo alla vaccinazione, consigliata ma non obbligatoria. Una emergenza sanitaria che la scuola, l'Asl e il Comune stanno gestendo con la massima professionalità e attenzione, con una corretta a infornazione ai genitori per evitare inutili allarmismi.
"La contaminazione non è sicuramente avvenuta in classe e tantomeno in mensa visto che l'incubazione ha tempi lunghi - spiega il dottor Piergiorgio Bormioli, assessore alle Politiche sociali in Comune - L'Amministrazione è intervenuta per igienizzare comunque i bagni e i locali della scuola e stiamo collaborando perfettamente con la scuola. I bambini che verranno sottoposti a vaccino sono prevalentemente quelli della stessa classe e delle classi limitrofe e verranno vaccinati ad Usmate: la situazione è sotto controllo e per fortuna anche il caso di epatite è stato individuato per tempo, altrimenti il rischio è di una grave cirrosi". 

EPATITE A - COS'E'

Epatite A

Il virus responsabile dell’epatite A (Hav) è un picornavirus classificato come prototipo del nuovo genere degliHepatovirus. La malattia ha un periodo di incubazione che va da 15 a 50 giorni e un decorso generalmente autolimitante e benigno. Sono pure frequenti le forme asintomatiche, soprattutto nel corso di epidemie e nei bambini.

Tuttavia, a volte si possono avere forme più gravi con decorso protratto e anche forme fulminanti rapidamente fatali. La malattia è letale in una percentuale di casi che si attesta fra lo 0,1% e lo 0,3%, ma può arrivare fino all’1,8% negli adulti sopra ai 50 anni. In genere la malattia, che dura 1-2 settimane, si manifesta con febbre, malessere, nausea, dolori addominali e ittero, accompagnati da elevazioni delle transaminasi e della bilirubina. I pazienti guariscono completamente senza mai cronicizzare; pertanto, non esiste lo stato di portatore cronico del virus A, né nel sangue, né nelle feci.

La trasmissione avviene per via oro-fecale. Il virus è presente nelle feci 7-10 giorni prima dell’esordio dei sintomi e fino a una settimana dopo, mentre è presente nel sangue solo per pochi giorni. In genere il contagio avviene per contatto diretto da persona a persona o attraverso il consumo di acqua o di alcuni cibi crudi (o non cotti a sufficienza), soprattutto molluschi, allevati in acque contaminate da scarichi fognari contenenti il virus. Solo raramente sono stati osservati casi di contagio per trasfusioni di sangue o prodotti derivati.

L’epatite A è diffusa in tutto il mondo sia in forma sporadica, sia epidemica. Nei Paesi in via di sviluppo con scarse condizioni igienico-sanitarie, l’infezione si trasmette rapidamente tra i bambini, nei quali la malattia è spesso asintomatica, mentre molti adulti risultano pertanto già immuni alla malattia.

L’infezione è pure frequente fra i soggetti che viaggiano in Paesi in cui la malattia è endemica.

Dal punto di vista preventivo, in Italia sono disponibili due diversi vaccini che forniscono una protezione dall’infezione già dopo 14-21 giorni. La vaccinazione è raccomandata, nei soggetti a rischio, fra cui coloro che sono affetti da malattie epatiche croniche, coloro che viaggiano in Paesi dove l’epatite A è endemica, per coloro che lavorano in ambienti a contatto con il virus, i tossicodipendenti, e i contatti familiari di soggetti con epatite acuta A. Molto importanti sono pure le norme igieniche generali per la prevenzione delle infezioni oro-fecali (igiene personale, lavaggio e cottura delle verdure, molluschi ecc.) e il controllo della coltivazione e della commercializzazione dei frutti di mare.

 

I DATI MINISTERIALI

I dati delle notifiche pervenute al Ministero della salute, integrati con i dati del Sistema Epidemiologico Integrato dell’Epatite Virale Acuta (SEIEVA) dell’Istituto superiore di sanità (ISS), mostrano, da gennaio 2013, un importante incremento del numero dei casi di epatite A, rispetto agli anni precedenti.

A seguito di tale aumento di casi umani di epatite A, osservato soprattutto nelle regioni del centro-nord Italia, il Ministero della salute ha attivato una task force composta da esperti dello stesso  Ministero, dell’Istituto Superiore di Sanità e dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Lombardia e dell’Emilia Romagna (IZSLERL), Centro di referenza nazionale dei rischi emergenti in sicurezza alimentare. Lo scopo della task force è di individuare la possibile fonte di contaminazione, confermare le ipotesi di sospetta correlazione con il consumo di frutti di bosco surgelati e adottare le migliori strategie integrate di controllo.

Il 23 maggio 2013 il Ministero della salute ha emanato una Circolare indirizzata agli Assessorati alla sanità delle Regioni e Province autonome e agli Uffici periferici del Ministero preposti ai controlli all’importazione degli alimenti di origine vegetale, per rafforzare le misure di sorveglianza sui casi e avviare indagini mirate sul territorio nazionale.

Nelle Regioni dove è stato riscontrato un maggiore incremento del numero dei casi, si è provveduto ad attivare studi analitici di tipo caso-controllo per meglio indagare i possibili fattori di rischio implicati nella diffusione della malattia. Lo studio ha messo in evidenza una forte correlazione con il consumo di frutti di bosco surgelati assunti tal quali. Sono stati eseguiti numerosi controlli di laboratorio che ad oggi hanno permesso di identificare  la contaminazione da virus dell’epatite A in 4 lotti di prodotti differenti, per i quali sono state diramate le notifiche di allerta. Le Aziende Sanitarie Locali hanno verificato che gli operatori interessati abbiano adottato le misure di ritiro e richiamo per i consumatori. Per due ulteriori lotti sono state riscontrate positività su confezioni aperte, pertanto sono in corso le indagini per stabilire le cause della contaminazione.

Il 26 giugno 2013, è stata, inoltre trasmessa alle Regioni la Nota prot. n. 27588, destinata primariamente ai Servizi di Igiene degli Alimenti e Nutrizione, mirata a rafforzare la sorveglianza sulle matrici alimentari e a fornire appostite schede di rilevazione.

Il 29 luglio sono state fornite, con Nota prot. n. 32593 ,ulteriori indicazioni per il controllo ufficiale in frontiera e sul territorio. Tali indicazioni sono utili anche ad orientare l’attività di autocontrollo, responsabilità dell’operatore del settore alimentare.

In seguito alla pubblicazione della Circolare del 23 maggio 2013, sono pervenute al Ministero e al CNESPS dell’Istituto Superiore di Sanità 382 segnalazioni di casi di epatite A, di cui il 35% riferisce di aver consumato frutti di bosco surgelati.

Le analisi relative ai fattori di rischio sono ancora in corso e, pertanto, tali dati potrebbero subire delle variazioni.

Inoltre, sono stati confrontati, mediante genotipizzazione e sequenziamento, i virus individuati negli  alimenti e nei pazienti. Complessivamente è emerso che di 106 casi sequenziati, 49 presentano la stessa sequenza virale (definita sequenza “outbreak)di genotipo 1A. Tale sequenza è risultata identica a quella ottenuta da un campione di frutti di bosco positivo al rilevamento del virus dell’epatite A, suggerendo fortemente che tale alimento possa essere la fonte di infezione. Inoltre, 19 casi presentano una sequenza fortemente correlata alla sequenza outbreak. Pertanto, il 64% dei casi analizzati (68/106) presentano una sequenza virale che indica fortemente una fonte comune di infezione.

Recentemente, anche l’Irlanda ha segnalato casi di epatite A correlati al consumo di frutti di bosco surgelati. I casi presentano la stessa sequenza virale isolata nei casi italiani (sequenza outbreak) e nel campione di frutti di bosco surgelati risultato positivo.

L’attività di trace-back (rintracciabilità a monte) condotta dalla task force ha consentito di formulare un’ ipotesi circa la possibile fonte di contaminazione, correlata a ribes rossi congelati di provenienza polacca. Ulteriori indagini a livello europeo e in collaborazione con le Autorità polacche sono indispensabili per supportare questa eventualità.

Il proseguimento delle indagini sul territorio nazionale ha permesso, inoltre, il riscontro di ulteriori positività per presenza di virus dell’epatite A in confezioni di frutti di bosco surgelati marchio “Boscobuono”, lotti n. 1313613129, 13004 della ditta produttrice Green Ice e "Cocktail de fruits rouges", lotto n.123101804A3 della ditta Picard.

Considerato che, al momento, non è possibile escludere che vi siano in commercio altri mix di frutti di bosco contaminati surgelati/congelati, diversi da quelli oggetto di allerta, sulla base del principio di precauzione si raccomanda di impiegare questi prodotti sempre previa cottura, ad esempio, facendoli bollire per almeno 2 minuti.