Concorezzo, botte a moglie e figlia: sentenza fa discutere

Concorezzo. "Aspettiamo il deposito delle motivazioni per valutare un eventuale appello. In ogni caso, le mie assistite sono soddisfatte che la condotta dell'imputato sia stata punita dal giudice, anche se parzialmente, visto la sofferenza che esse hanno subito in tutti questi anni". Con poche parole l'avvocato vimercatese Francesco Ruffo lascia intendere che l'esito dell'ennesimo processo per casi di maltrattamenti in famiglia un po' di amaro in bocca l'ha lasciato. Pochi giorni fa, in un'aula del Tribunale di Monza, si è consumato l'epilogo di una brutta e triste vicenda avvenuta a Concorezzo e che ha visto madre e una delle figlie schierarsi contro il padre, accusato di maltrattamenti e violenza. 

Una vicenda iniziata nel 2017 e che lo scorso 14 novembre, presso il Tribunale Monocratico di Monza, ha visto pronunciarsi il giudice Roberta Riccio. Un settantenne di Concorezzo è stato assolto dall'accusa di maltrattamenti, ma condannato a mesi 6 e giorni 10 con pena sospesa e non menzione, oltre al risarcimento dei danni e rifusione spese legali in favore della parte civile, per l’accusa di lesioni ai danni di una delle figlie, con la sospensione condizionale della pena e la non menzione.

La moglie e una figlia avevano raccontato ai carabinieri e in Tribunale una situazione drammatica: se l'uomo di casa veniva contraddetto volavano sberle, stoviglie e addirittura frustrate. Una violenza fisica e psicologica che ha indotto le donne a rompere il muro del silenzio dopo anni di sopportazione. 

Secondo quanto si legge negli atti, la primogenita nel giugno 2017, era stata “colpita con diversi pugni e al viso con una prolunga elettrica, provocandole una ferita al labbro e contusioni alla faccia e alle spalle”. La goccia che ha fatto traboccare il vaso. 

L'avvocato Ruffo, non appena avrà modo di leggere le motivazioni che hanno spinto il giudice a una condanna parziale, si riserverà di valutare un eventuale appello.

Una storia questa che, comunque, conferma la necessità di creare strumenti e condizioni, anche culturali, perché situazioni del genere possano venire a galla.

L'ultima novità legislativa è stata, infatti, l'introduzione del Codice rosso.

Il 17 luglio 2019 è stato approvato definitivamente dal Senato con 197 voti a favore, 47 astensioni e nessun voto contrario il cosiddetto Codice Rosso, Legge 19 luglio 2019, n. 69 recante "Modifiche al codice penale, al codice di procedura penale e altre disposizioni in materia di tutela delle vittime di violenza domestica e di genere". Il testo era già stato approvato dalla Camera dei Deputati, il 3 aprile 2019, con 380 voti a favore, nessun contrario e 92 astensioni.[Il provvedimento entrò in vigore il 9 agosto dello stesso anno.

La legge deve il suo nome alla misura che prevede l'introduzione di una corsia veloce e preferenziale per le denunce e le indagini riguardanti casi di violenza contro donne o minori, come avviene nei pronto soccorso per i pazienti che necessitano di un intervento immediato.

Dal punto di vista procedurale viene previsto che la polizia giudiziaria, una volta acquisita la notizia di reato, riferisca immediatamente al pubblico ministero, anche in forma orale. Il pubblico ministero, nei casi di delitti di violenza domestica o di genere, entro tre giorni dall'iscrizione della notizia di reato, deve assumere informazioni dalla persona offesa o da chi ha denunciato i fatti di reato. Il termine di tre giorni può essere prorogato solamente in presenza di imprescindibili esigenze di tutela di minori o della riservatezza delle indagini, pure nell'interesse della persona offesa. Il provvedimento introduce diversi inasprimenti di pena per reati di natura violenta contro donne o minori.

Per il delitto di maltrattamenti contro familiari e conviventi, da un intervallo compreso tra un minimo di 2 e un massimo di 6 anni, passa a un minimo di 3 e un massimo di 7. La pena per il reato di stalking passa da un minimo di 6 mesi e un massimo di 5 anni a un minimo di un anno e un massimo di 6 anni e 6 mesi. La violenza sessuale passa da 6 a 12 anni, mentre prima andava dal minimo di 5 e il massimo di 10. La violenza sessuale di gruppo passa a un minimo di 8 e un massimo di 14, prima era punita col minimo di 6 e il massimo di 12.

Altra novità introdotta è l'allungamento dei tempi per sporgere denuncia: la vittima ha 12 mesi per farlo e non più 6 come in passato.

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