Addio a Gino Scotti, il profeta gentile del ciclismo

ginoscotti3.JPGConcorezzo. Pensi a Gino Scotti e ti viene in mente il lato epico, emozionante, pulito, romantico del ciclismo. Sapere che da giovedì è Lassù con i grandi della bicicletta ma soprattutto con i tantissimi amatori che ha seguito da vicino per 91 anni un po' consola. Resta comunque un vuoto. Un vuoto non banale se di lui, gennaio di quest'anno, si era ricordato persino la Gazzetta dello sport, dedicandogli un bel pezzo per ripercorrere quella prima gara corsa a 16 anni, le tante vittorie e soprattutto l'amore infinito per lo sport, che fino all'ultimo lo aveva imposto come punto di riferimento nella Commissione cicloturistica lombarda e nazionale. Senza dimenticare i tanti successi in strada e in pista (quest'ultima la sua vera passione) del Gino ciclista. Come nel 1941 a Cambiago con il Pedale Monzese: trionfò, gli proposero subito una nuova squadra, ma lui disse no: era un uomo libero, voleva correre e vincere a modo suo. La bici nel cuore sempre: la prima cosa che fece tornando a casa dalla guerra come marianaio fu "pompare le ruote della bicicletta". Classe 1923, orgoglioso della sua Concorezzo e dei colori del Gs Delicatesse, una battuta in lingua brianzola sempre pronta, molto legato anche alla Compagnia drammatica concorezzese, Scotti se n'è andato. In fuga, con un cordone immaginario di persone che avrebbe voluto abbracciarlo e salutarlo, anche solo per un ciao. Oggi, alle 15, l'ultimo saluto nella chiesa parrocchiale dei Santi Cosma e Damiano, a due passi dall'abitazione di via Varisco, 5. Quante volte da bambino e ragazzino, scendendo dallo scivolo di quel palazzone bianco, l'ho visto nel box in cortile alle prese con le sue bici, spesso in compagnia del figlio. Sorridente, gentile, appassionato: il volto del ciclismo che tutti amiamo. E che ora ci mancherà un po'.

La foto in biancoenero è tratta dall'Archivio storico di Concorezzo

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